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Incontri nella valle
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Presentazione:
«Dopo il “Diario di un parroco di montagna” di Giulio Spini, la nostra Cooperativa ha recentemente pubblicato il secondo volume della collana “Racconti di vita”.
Si tratta del libro “Incontri nella valle” a firma di Stefano Zazzi, che ha preso spunto dalla lettura de “Il mondo dei vinti” di Nuto Revelli e dai successivi incontri con lo scrittore piemontese.
Siamo negli anni Ottanta, un momento che segna un evento epocale, ovvero l’abbandono della montagna, del presidio del territorio; il lavoro contadino nel fondovalle regredisce progressivamente, e l’autore intuisce la necessità di avvicinare gli ultimi protagonisti di una civiltà che era durata mille anni.
La penna, il registratore e la macchina fotografica sono stati gli strumenti indispensabili per raccogliere e documentare i racconti.
I ritratti appartenenti al mondo contadino prevalgono in questa ricerca che si è sviluppata nell’ambito del territorio dell’Alta Valtellina, ma l’orizzonte è stato ampliato ad alcuni personaggi della cultura locale: Don Carlo Bozzi, storico parroco di S. Antonio Morignone e protagonista nel periodo successivo alla rovinosa frana che ha distrutto quelle contrade; il prof. Albino Garzetti, storico rigoroso ed appassionato della vecchia Bormio (il libro riporta i riferimenti al prezioso liber stratarum del 1304; il padre Roberto che ha contribuito alla nascita degli impianti di sci ed alla trasformazione di Bormio e dello Stelvio in realtà turistiche; il dott. Emilio Berbenni, recentemente scomparso.
Tra le testimonianze più significative quelle di Toni Giacomelli (classe 1896), Confortola Francesca (classe 1888), del pastore Alessio Sertorelli (classe 1923) che dietro i modi un po' rudi nascondeva un’umanità ed una sensibilità quasi commoventi, di Enrico Baumgarten (classe 1912) che conservava una lucida memoria delle favolose estati ai Bagni Nuovi.
Ne esce un quadro della comunità nel bormiese negli ultimi lustri del Ventesimo secolo. Un patrimonio di cultura, di esperienze secolari, quando il nostro inconscio era assai più legato di oggi alla natura, alla vita, alla terra, ai ritmi cosmici che fornivano il sentimento del tempo e delle sue misure.
Qualora ve ne fosse la necessità, il volume mette in evidenza ancora una volta l’uso oculato del territorio da parte della secolare cultura montanara e contadina.
A riguardo, tra le pagine del volume si ritrova una significativa lettera inviata all’autore da Mario Rigoni Stern: “Certo non si può tornare indietro, ma è anche certo che uno sviluppo della montagna non può ignorare il passato; ci sono delle zone montane che potrebbero esserci di esempio, dove le montagne non sono spopolate ed i redditi dei montanari sono elevati a livello europeo: mi riferisco all’Austria e al Sud Tirolo. Insomma, la montagna non si salva portando lassù la civiltà cittadina, ma facendoci vivere i montanari in maniera civile e decorosa”».